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FALCIANO – La straordinaria storia della Famiglia D’Arienzo: Storie di Uomini e di Mondi che si intrecciano e ritornano alle origini

 

Quando abbiamo deciso di scrivere questo articolo, incontrando le persone coinvolte e basandoci sulla profonda e dettagliata ricerca a cura del nostro amico, il Dott. Davide D’Arienzo, sapevamo di andarci ad interessare di una tematica straordinaria, ricca di significato e dall’enorme valore sia umano che storico. Ancora una volta, però, non possiamo cominciare questo racconto se non ringraziando e complimentandoci con l’amico Davide. Fenomenali le sue iniziative, in ogni campo. Davide, è una persona che non lascia nulla al caso ed ogni sua azione ha un senso ben preciso, come le sue idee che, sul nascere, prevedono già un finale o un risvolto positivo, reale ed efficace. Potremmo definire Davide una persona scientifica ed emotiva allo stesso tempo, valori che fanno di lui un uomo più unico che raro. Complimenti, Davide!


Il senso di questo articolo, di questa ricerca, si basa su elementi espliciti ed inequivocabili, certamente tali una volta trovato il nesso e chiuso il cerchio. Il punto di partenza potremmo stabilirlo sui cognomi D’Arienzo e De Ruosi, in primis, ma anche su fattori legati alla tradizione ed alle origini culinarie. Sembrerà strano, ma proprio l’elemento cucina, ha rappresentato il trait d’union fondamentale. L’obiettivo di Davide era quello di trovare i parenti statunitensi, figli e nipoti di Giovanna D’Arienzo, la sorella del nonno Mario, e riuscire, dunque, a trovare una stada da percorrere per ottenere il risultato. La lampadina, poi, si accende proprio quando Davide legge un articolo/intervista ad un tale Bill, in cui venivano descritti piatti fortemente legati alle origini falcianesi e casanovesi. Elementi incredibilmente descrittivi di un territorio, quello ai piedi del Monte Massico che, da qui, portavano direttamente a Carteret, in New Jersey. Un nesso che se all’inizio poteva sembrare bizzarro e fantasioso, si è infine rivelato essenziale.

 

 

“Fu durante la pandemia – ci dice Davide- che intensificai la ricerca dei miei parenti statunitensi, figli e nipoti di Giovanna D’Arienzo, sorella di mio nonno Mario. Una ricerca che andava avanti da anni, ma con pochi indizi e scarse fonti a supporto.

Fu saltando da un link all’altro che incappai in un’intervista ad un tale Bill, in cui egli descriveva le sue consuete giornate di lavoro nel ristorante italiano di sua nonna: già dalle prime righe iniziai ad avvertire qualcosa di incredibilmente familiare, a partire dai piatti, come la frittata con gli asparagi, il pane cotto sotto i fagioli, il “calascione” di scarole, per non parlare del pergolato con la vite, l’albero di fichi accanto al gelso ed al ciliegio; quell’articolo del New Jersey Today parlava di un ristorante di Carteret ma poteva trattarsi tranquillamente di Falciano o Casanova”.

Davide non lo sapeva ancora, ma la Nonna in questione era proprio Giovanna, e Bill era uno dei cugini di cui era alla ricerca da tempo.

Giovanna era partita per gli Stati Uniti nel 1926, aveva sposato un italiano di origini di Casanova di Carinola con cui aveva aperto un ristorante/pizzeria molto rinomato a Carteret, il “City line”. Nel 1964 mio nonno andò a trovarla e rimase lì 6 mesi, durante i quali le diede una mano nell’attività di ristorazione. Un giornale locale celebró il rincontro di nonno Mario con Giovanna dopo tanti anni dalla sua partenza, “Fourty years separation ends”, con tanto di foto di entrambi in abito elegante”.

 

 

Un pezzo di giornale, un articolo che compone una tassello importantissimo all’interno di questa storia, come la tessera di un puzzle senza la quale, inevitabilmente, il lavoro resta incompiuto. Probabilmente, quell’articolo, fu redatto su commissione, un altro elemento che, dal 1962 sembra dettare la sorte di questo gioioso epilogo vissuto nei giorni nostri.


“È grazie a quel ritaglio di giornale -continua Davide-, che mio nonno per anni custodì gelosamente e che mi lasciò qualche anno prima di morire, che siamo riusciti a mettere insieme i pezzi della storia ed a ritrovarci a Falciano con i cugini d’oltremare, 5 fratelli e sorelle che al “City Line” da teenager ci hanno lavorato, impastando e infornando pizze sotto l’occhio attento di nonna Giovanna, e rotolando su centinaia di polpette al sugo.

 

 

Grazie a loro abbiamo scoperto altri particolari di quel viaggio che mio nonno intraprese nel 1964; ad esempio, che si perse andando ad una fiera a New York, e per una settimana la sorella non ebbe sue notizie. Un altro aneddoto divertente riguarda la presunta telefonata a mia nonna, alla quale mio nonno propose il trasferimento di tutta la famiglia nel New Jersey per lavorare nel ristorante della sorella: pare che mia nonna abbia risposto con un secco e perentorio “ma te siente buono?!”, che pose inesorabilmente fine al suo sogno americano. Una storia nostalgica come tante, di migranti e di radici, che oggi si trasforma in una grande festa che celebra ritorno alle proprie origini, un nuovo rincontro qui a Falciano dove tutto ebbe inizio, l’avverarsi del desiderio di mio nonno”.



L’incontro, a riprova delle parole di Davide, si è rivelato emozionante e, allo stesso tempo, allegro e conviviale. Giorni meravigliosi per la famiglia D’Arienzo, in compagnia dei parenti statunitensi, ed una serata da incorniciare, quella alla quale abbiamo preso parte, accompagnata, fra le altre cose, da un ottimo calascione, alleato fondamentale in questa storia meravigliosa ed incredibile che racconta la storia, le origini di uomini e di mondi che si intrecciano, si ritrovano e celebrano il ballo della vita.

 

 

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