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La Preistoria tra il Massico e il Petrino: scoperte archeologiche hanno rivoluzionato il territorio di Mondragone

 

 

(di Marco Gallo) Un affascinante viaggio nel passato preistorico è stato aperto tra le colline del Massico e del Petrino, grazie alle scoperte archeologiche che hanno arricchito la storia di questa zona.

 

È stato scoperto che, tra circa 34.000 e 27.000 anni fa, durante il Paleolitico superiore, i nostri antichi antenati si rifugiarono proprio in alcune delle aree più suggestive del territorio, lasciando tracce indelebili del loro passaggio.

 

Gli scavi condotti nel 1994 hanno portato alla luce alcune grotte preistoriche, grazie al ritrovamento di numerosi manufatti in selce(utensili fabbricati dall’uomo primitivo di allora).

 

Le ricerche, condotte da un team di studiosi dell’Università di Napoli Federico II e della Soprintendenza archeologica delle province di Napoli e Caserta, hanno evidenziato diverse fasi di ripopolamento e insediamento in tutta l’area del Monte Massico, coinvolgendo località come Sessa Aurunca, Carinola e Falciano del Massico.

Tra i siti più significativi troviamo:

Località Arivito (50-70 metri sopra il livello del mare): ai piedi del versante meridionale del monte Massico, dove sono stati rinvenuti circa tremila manufatti in selce.
 
Località Incaldana Roccia San Sebastiano: scoperta nel 1993, questa zona ospitava un grosso blocco di roccia (probabilmente un riparo di una grotta) oggi visibile nel Museo Civico-Archeologico Biagio Greco di Mondragone.
 
Località Incaldana (15-19 m.s.l.m.): qui sono stati rinvenuticentinaia di strumenti in selce come grattatoi, bulini, lame e raschiatoi, oltre a blocchi di ossidiana di provenienza sconosciuta, che testimoniano un’attività umana intensa e variegata.
 
Località Incaldana (20-25 m.s.l.m.): un insediamento di circa un ettaro, con numerosi reperti litici sparsi, che testimonia un importante punto di riferimento per le comunità preistoriche.
 
Località Starza-Torone: situata su un rilievo emergente dalla piana, dove sono stati rinvenuti manufatti in selce e ossidiana, risalenti a un periodo del Neolitico non meglio precisato.

Queste scoperte, che si aggiungono a quelle già note sulla Rocca Montis Dragonis e alle future ricerche presso la villa romana di Colombrello, rappresentano un passo fondamentale per comprendere meglio la ricca e complessa storia di un territorio ancora poco attenzionato in termini storico-culturale.

Il lavoro degli archeologi continua.

Ogni nuovo reperto che vedrà la luce da qui a qualche anno,contribui a ricostruire il mosaico dellantica identità di un vastissimo territorio della provincia di Caserta.

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