
(di Marco Gallo) Sempre più connessi, sempre più soli. Negli ultimi decenni i social hanno rivoluzionato il nostro modo di comunicare, di condividere e vivere lo sport e le relazioni. All’inizio venivano visti con diffidenza, considerati una novità, un mero fuggevole passatempo.
Oggi invece rappresentano lo strumento essenziale per la nostra quotidianità; capace di riscrivere le regole della pubblicità, delle abitudini, dello stile di vita Questa rivoluzione digitale, però, porta con sé questioni complesse e spesso sottovalutate.
La privacy, lefake news, il cyberbullismo, il revenge porn, e altre criticità, sono diventate emergenze sociali che richiedono attenzione e responsabilità.
«Siamo stati inondati dalla tecnologia senza un’adeguata preparazione sulle conseguenze del suo uso scorretto» ha dichiarato Andrea Taglialatela, docente di educazione fisica di Mondragone e maestro di balli caraibici. «Oggi questi ragazzi sono iperstimolati, e alla lunga diventerà un problema anche per noi insegnanti. Ai miei alunni dico sempre di curare tra di loro i rapporti veri, autentici, senza nascondersi dietro un monitor. Dietro commenti volgari, violenti e offensivi, che purtroppo ci capita di leggere sui social, spesso si celano persone fragili,disagiate, che alimentano solo odio e frustrazione tra i più giovani. Ecco perché credo che il dramma più grave riguardi gli adolescenti, gli stessi che trovano continuamente nei social ambienti ostili e insidiosi. La fragilità psicologica di molti ragazzisi manifesta proprio nel mondo virtuale, in cui se da un lato avvicina le distanze, dall’altro può maturare precocementeinsicurezze e paure».
Le domande che ognuno di noi dovrebbe porsi sono le seguenti: Acosa servono davvero i social?
Siamo in grado di gestirli? È possibile proteggere i più giovani da un’esposizione troppo precoce e incontrollata, e da un mondo in cui spesso informazioni e immagini risultano distorte?
Quesiti apparentemente banali, che in verità risultano più complessi di quanto si possa credere.
«Ho deciso di proporre nella scuola in cui insegno l’Offline Day» ha aggiunto il prof. Taglialatela, «una giornata a settimana in cui tutti ci disconnettiamo, iniziando a curare meglio le attività sportive e i rapporti con gli altri a telefono spento. È una questione di responsabilità.
E credo che solo in questo modo possiamo sfruttare appieno le opportunità offerte da questa rivoluzione digitale, minimizzando i rischi e proteggendo le generazioni dei nostri giovani».
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