CULTURA. Insultato e molestato verbalmente sui social per aver pubblicato un articolo, successivamente diffuso anche nei “gruppi” dei paesi limitrofi al Comune di cui si parlava nell’articolo stesso. Questo è quanto mi è accaduto, pochi giorni fa, a seguito di un articolo da me pubblicato su queste pagine. Un articolo freddo, che racconta l’ordinaria amministrazione di un Comune, non intriso di malizie ed angherie, le stesse pensate ed esercitate da qualche “leone da tastiera”. Ma non mi addentrerò, nelle prossime righe, nella vicenda. Vorrei soltanto utilizzare questa breve descrizione dell’episodio come introduzione all’articolo che segue, in merito alla Giornata Mondiale della Libertà di Stampa.
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”. Questo l’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Un documento fondamentale del quale non possiamo dimenticarcene, soprattutto in una ricorrenza importante come quella di oggi. La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, con ricorrenza ogni 3 Maggio, in un mondo civile, dovrebbe essere accompagnata da momenti di merito o, quanto meno, da momenti che evidenzino l’importanza del lavoro del giornalista, che ha il compito di “fotografare” la realtà e riferirla con le parole. Eppure, nel 2018, in un’era ormai infusa nei “valori” del futuro e del progresso, spesso, quelli fondamentali, che dovrebbero essere alla base di un vivere civile, vengono dimenticati o, in casi ancor più gravi, addirittura infranti. Così, in un giorno come questo, un semplice giornalista, come lo scrivente, si vede costretto ad elencare atti intimidatori, molestie psicologiche, insulti e tutto quanto rientra nella dimenticanza di quei valori di cui parlavamo sopra. Oggi, 3 maggio 2018, consultando i giornali, in edicola o in rete, sono pochi gli articoli e gli editoriali che non elenchino atti barbari nei confronti di giornalisti. Non soltanto violenze fisiche, rapimenti ed uccisioni (storiche e quotidiane) ma anche episodi di violenza psicologica, insulti e molestie: quello che si registra quotidianamente, soprattutto nelle piccole realtà, e che forse è difficile far emergere alle cronache giornaliere. Eppure, così come una donna, nell’ambito della difficile tematica delle violenze domestiche, dovrebbe accorgersi che da un piccolo schiaffo, il passo verso violenze ben più gravi è breve, allo stesso modo dovrebbero essere considerati fortemente gravi gli episodi di violenza, anche verbale, nei confronti dei giornalisti. Succede quotidianamente, ne siamo abituati, ma non posso esimermi dall’intraprendere, in questo articolo, lo stesso taglio scelto, per questa ricorrenza, dai colleghi giornalisti e dalle testate di tiratura nazionale. Le violenze sono quotidiane e, i social network, enfatizzano in alcuni casi, le angherie compiute dai cosiddetti “leoni da tastiera”. Non semplici commenti, sia chiaro: ognuno è libero di scrivere ciò che vuole. Parliamo di vere e proprie frasi mirate: rivolte all’autore di un articolo; rivolte a chi quotidianamente si impegna a riportare una fotografia della realtà; rivolte ad un giornalista. Tutelare la libertà di ogni singolo individuo non è un “optional”, ma un atto dovuto; confrontarsi, con i dovuti modi, è motivo di crescita. Chi non riesce a guardare oltre il proprio naso, dovrebbe lavorare per essere più indulgente e civile.
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